Siamo immersi in un mondo di colori. Li diamo per scontati, ci siamo abituati e ci sembra impossibile un mondo in bianco e nero. Questo è vero per la maggior parte delle persone. Esiste però un disturbo chiamato acromatopsia che porta a cecità completa o parziale per i colori. Ve ne sono diverse forme: quella congenita e più rara è un difetto genetico autosomico recessivo che colpisce, negli Stati Uniti, una persona su 33.000; quella conseguente a una lesione cerebrale del network centrato sull’area V4; quella degenerativa, che ha un decorso più sfavorevole e è centrata sulla retina. Cambia la percezione della realtà e si modifica ciò che produce nel nostro mondo interno. Perché? Ogni frequenza cromatica produce un effetto psico-fisiologico specifico in chi la percepisce, al netto di atteggiamento personale, età, sesso e cultura di appartenenza. Ciò che cambia, da individuo a individuo, è la valenza associata alle diverse gamme cromatiche. Il blu produce calma, è l’abbraccio materno; il verde riflette la tensione elastica, quindi la tenacia, la perseveranza; il rosso provoca energia, è la passionalità sanguigna della spinta vitale; il giallo attiva l’organismo, ma con una disponibilità al cambiamento; il viola media il connubio tra rosso e blu spingendo verso una emotività sensuale, seduttiva; il marrone ci centra sul corpo e sul suo benessere; il nero è l’opposizione al colore, ci parla di una negazione, di un rapporto con l’assoluto; il grigio di un mascheramento. Vedersi attraverso i colori ci permette di capire i nostri bisogni e prendere contatto con la direzione che abbiamo intrapreso e con le emozioni più profonde. Per questo motivo, amo un evento annuale che si svolge a Sassuolo e che fa del colore la sua massima espressione. Vi sto parlando della Cena con colore, un evento di Ceramicolor che quest’anno prenderà vita il 21 giugno. All’atto dell’iscrizione, a ogni gruppo viene assegnato un tavolo e un colore che diventa il leitmotiv, non solo del cibo, ma anche delle decorazioni che abbelliscono la tavola e caratterizzano il dresscode. Insomma, partecipare a questo cena significa lavorare, con creatività, al proprio mondo interno. Avere un colore-guida richiede di entrare in contatto con tutto ciò che smuove in noi. Ma non solo: il dargli una forma concreta permette di trasformarlo in un simbolo profondo di qualcosa che si sta vivendo. Ogni tavolo racconta la storia passata e presente dei commensali. Fermarsi a guardare il risultato, cioè viversi la cena, aiuta a ri-orientare il proprio sentire per il futuro, se solo ce lo concediamo. Cosa mi fa provare questo colore? Cosa mi ricorda? Quale sfumatura è la più appropriata? Cosa creo? Di cosa voglio cibarmi? Mettere del colore a tavola vuol dire appropriarsene, assaggiarlo, masticarlo e poi digerirlo. E in questo processo c’è, e si sente, la trasformazione di qualcosa di esterno in nutrimento, fisico nel caso del cibo, emotivo nel caso del colore. Un evento unico, che nella semplicità, porta a tavola pezzi di noi, da condividere con amici e commensali. Un’esperienza da vivere!
Per tutte le informazioni sull’evento, potete andare sul sito: The Sign Of Color .
E se siete social? Usate l’ hashtag #cenacolore e inviate un video di presentazione. Raccontate i motivi della partecipazione all’evento rispondendo – da soli o con il gruppo – alla domanda: “Cos’è per te/voi il colore?”. Il video verrà condiviso anche sulla pagina Facebook di Thesignofcolor!
E se non partecipate all’evento? Lasciatevi coinvolgere dal mondo del colore e scrivete, alla redazione, i vostri pensieri in proposito.
A volte le parole non bastano.
E allora servono i colori.
E le forme.
E le note.
E le emozioni.
(Alessandro Baricco)
ommenti
Ma è un evento fantastico!!!
Eggià 💙