
Ieri ho pubblicato sul mio profilo Instagram la foto che vedete in copertina. Vi ho invitato a riflettere sul valore emotivo del cibo e vi ho chiesto: Chi invitereste a cena? Mi avete risposto in tantissimi e ogni messaggio mi ha raccontato molto di voi. Quindi, grazie per seguirmi sempre con tanto affetto, ma soprattutto grazie perché mi avete ispirato per questo post. Una delle risposte che più mi ha colpito è stata: inviterei a cena me stesso. Mi sono chiesto, come mai avvertiamo la necessità di cenare proprio con noi stessi? Sedersi a tavola ha lo scopo primario di nutrire il corpo, ma, ammettiamolo, oggi mangiamo molto meno per fame e molto di più ci piace cibarci delle emozioni che il cibo evoca in ognuno di noi. Siamo dei ricercatori e divoratori di emozioni. Su questo torneremo prossimamente per fare un po’ di chiarezza su tutto quello che si trova in rete. Anche simbolicamente, a tavola condividiamo con chi abbiamo attorno. Per farlo, dobbiamo spostare lo sguardo da noi all’altro, vederlo e riconoscerlo. Cenare con se stessi forse parte proprio da qui. Troppo spesso siamo portati a stare all’esterno di noi stessi, a curare l’apparenza e a osservare distrattamente la vita e a riempire i vuoti (citofonare social, ndr). Ma se porto a cena qualcuno, beh, non posso far finta che non ci sia. Avvertiamo la forte necessità di riappropriarci di noi stessi. Poi, come per il cibo, dobbiamo lasciare spazio in noi perché possa essere riempito; ecco, in quello spazio libero può attecchire l’interesse per chi abbiamo di fronte. Averci a cena può rappresentare l’occasione per scoprire qualcosa in più su chi siamo oppure per vedere sotto una luce diversa alcune parti di noi. Un po’ come quando uscite con qualcuno che conoscete da tempo, ma che quella sera vi spiazza con un annuncio improvviso: dovete mettere insieme il tutto. Interessarsi a se stessi porta a mettere in luce bisogni e desideri più profondi. Lasciarli emergere pone nella condizione di potervi rispondere. Spesso chiediamo all’altro di risolvere i nostri casini interiori, ma così proprio non funziona. E a cena c’é poi l’occasione di parlare di diversi argomenti e confrontarsi: alzi la mano chi non ha parlato delle dichiarazioni di Salvini nelle ultime settimane, delle prossime vacanze o ha chiesto consigli su come comportarsi in una certa situazione. Attraverso il confronto possiamo ampliare i punti di vista e osservare anche come l’altro sente o ragiona. Cenare con noi stessi potrebbe essere l’occasione per dar voce all’io del passato, all’io del presente e all’io del futuro: comprendere la propria storia e lavorare sulle nostre aspettative modifica la nostra relazione con ciò che siamo oggi. Da ultimo, almeno nelle mie associazioni di oggi, andare a cena è creare uno spazio preciso; sedersi implica lo stare fermi; stare a tavola è avere un posto. Uscire a cena con se stessi permette di darci un posto nella nostra vita e di ritagliarci uno spazio preciso. Forse, proprio questa è la necessità che avvertiamo in modo molto profondo: sentire di avere un luogo dove essere noi stessi e con noi stessi. L’invito che vi faccio è quello di portarvi a cena, ma come si confà alle occasioni importanti, preparatevi bene: scegliete il vostro vestito migliore e lasciatevi incuriosire da chi avete davanti, cioè da voi stessi.