È l’ultimo giorno di questo duemiladiciotto. In sottofondo, Spotify mi sta riproponendo le canzoni che ho più ascoltato quest’anno. Mentre scorrono, ripesco dalla memoria i momenti che le hanno accompagnate. Sarà che a me i bilanci non piacciono, infatti, ho un commercialista e faccio lo psicologo, comunque oggi mi sono preso del tempo per fare ordine fisico, in studio e nell’armadio, e mentale.

Se la vita è una e scorre in continuo, la mia è fatta di tante storie che si intrecciano.
Ci sono quelle dei miei pazienti. Penso alle loro sedute, settimana dopo settimana. Li vedo piangere o contenere le proprie emozioni rispetto a quello che ci ha fatti incontrare. Li sento crescere, anche con fatica, nel prendere consapevolezza di chi sono stati e di chi sono. Ammiro la voglia di prendersi a cuore e tirar fuori, dal dolore e dalle difficoltà, qualcosa che sia fecondo. Ognuno con la propria strada da tracciare; ognuno con i propri tempi da percorrere. Se proprio ci deve essere uno scacco matto (e non sono convinto che ci debba essere), beh, il vostro è ancora solo un ‘a Re’ che sta aprendo e apre nuove possibilità di muovere, in quella fitta rete di relazioni che è la vostra storia e la vostra quotidianità.
Ci sono quelle che completano e danno maggiore ricchezza alle mie giornate. Il vivere i miei posti del cuore, le cene in compagnia, le vacanze e gli incontri. Mio nipote, la mia famiglia. Ci sono le risate con i miei amici da sempre e quelli nuovi. C’è lo spazio di confrontarsi e trovare o fornire un luogo in cui essere accolti o accogliere di fronte agli sbarramenti della vita. Spazi, spesso, intangibili e fatti di poche parole e piccoli gesti. Proprio ieri una mia amica mi ha chiesto: come va? Bene, in realtà va bene. Quello che succede è che si cresce e ci si confronta con situazioni nuove e a volte complesse. Ci si trova a abbandonare quello che avevamo in mente e nel cuore per scoprire qualcosa di diverso. Ecco, il non attaccamento alle idee, agli ideali, ai preconcetti.
Lavoro attraverso l’integrazione, ma è (e lo sta diventando sempre di più) un modo di vivere. Trovare il modo di comporre può sembrare un salvare capra e cavoli, invece, è un modo di esprimere se stessi. Smussare gli angoli della propria anima che possono diventare pericolosi, permettersi di coinvolgere e essere coinvolti, lasciarsi vivere e vivere. Integrare è fondamentale per non prendere parti della nostra esperienza e confinarle in un luogo remoto e protetto del nostro mondo interno, attribuendo loro solo un significato univoco e monolitico, a tonalità spente. Integrare è vedere i puntini che piano piano si uniscono; prendere coscienza che ognuno è fondamentale per il disegno finale e che il tratto, che li unisce, può essere spesso, interrotto, tremolante, sfumato e che questo contribuirà a dare forma diversa a ciò che si sta componendo.
In questo duemiladiciotto oltre alle persone citate, ci sono i miei maestri, il mio psicanalista e chi tutti i giorni è al mio fianco. È stato un percorso senza ostacoli? No. Di dubbi ce ne sono stati tanti, forse troppi. Di emozioni tante e comunque tutte preziose. Di contrasti? Potrei scriverci qualche riga. Di certezze poche, ma costanti.
L’armatura ce l’abbiamo tutti. Sono fiero dei pezzi che quest’anno ho tolto, anche io. Esattamente come succede a chi è in terapia e a chi la terapia la fa stando dall’altra parte. Si cresce: paziente dopo paziente, seduta dopo seduta, giornata dopo giornata. Quei pezzi li conservo, potranno riservire o essere riadattati. Ora, però, si può viaggiare un po’ più leggeri alla scoperta di un nuovo anno di storie da ascoltare, sentire, lavorare e vivere.

Devo salutarvi, mi aspetta un pomeriggio sul divano con una delle mie migliori amiche, prima del Cenone di questa sera. Io, lei e il piccolo che sta crescendo in lei e che conosceremo presto nel 2019! Ecco la magia del nuovo anno: nascite e rinascite.
Non sarà l’oroscopo, ma per me è più che stimolante. Auguri a voi, di cuore.
Emanuele