Caro Papà Imperfetto,
ho letto con piacere le cronache del vostro primo giorno di scuola. Wow: quante emozioni! Scrivo ‘vostro’ perché mi sa proprio che ai ‘banchi di partenza‘ ci sei stato anche tu e con te tanti tanti genitori che ci leggono. A tutti voi e ai vostri figli, buonissima avventura!
In questo imperfetto venerdì (causa temperature sopra la media stagionale, ndr) che inaugura convenzionalmente l’autunno, ti scrivo per raccontarti un episodio che mi è successo l’altro giorno.
Milano. Tram delle 17.00. Bambino appena uscito da scuola che beve il suo succo, la mamma seduta di fianco a lui, il papà in piedi. Che bel momento, penso, e guardo fuori dal finestrino, stiamo arrivando vicino a un parchetto. Lo vede anche il bimbo che inizia a chiedere ai genitori di poterci andare. La cosa più ovvia del mondo. Dopo un po’ di insistenza e alcune spiegazioni, la voce del papà pronuncia: ‘Non fare come al solito, se non la smetti di fare i capricci e non fai il bravo, io e la mamma non ti vorremo più bene!’.
Il mio respiro si fa più pesante e decido di scendere alla prima fermata disponibile. Provo molta tristezza, la stessa che leggo negli occhi di quel bambino, e tanta compassione per i genitori: ho appena assistito a un ricatto emotivo; mi spiace vederli in difficoltà e alla ricerca di placare la propria ansia in questo modo.
Spesso frasi come queste sono usate a fin di bene, ma sono molto pericolose. I bambini non hanno le categorie di giusto e sbagliato, di buono e cattivo, le apprendono stando nel mondo e osservando gli altri. E purtroppo noi adulti ci stanchiamo di spiegargliele. Quindi, ricorriamo alle manipolazioni emotive, ci fanno sentire potenti e capaci di avere il controllo. Questo, però, non è educare. Mettiamo i bambini in scacco, chi vorrebbe vedere i propri genitori sofferenti? Le emozioni vengono soppresse e i propri desideri negati. I piccoli di casa temono di perdere l’amore di mamma e papà e, quindi, nella maggior parte dei casi si adeguano, in altri (pochi) provano a ribellarsi.
Nel breve termine tutto questo ha dei risultati: c’è una calma apparente. Ma nel profondo, tutto questo segna la possibilità di relazionarsi in modo sano con gli altri. In più, le minacce sono spesso poco credibili: ‘Se non stai seduto bene a tavola, vai a letto’, salvo poi mettersi tutti a guardare la televisione insieme, nonostante la cucina appaia un campo di battaglia.
Cosa fare? Negoziare! Certo non è piacevole vedere esplosioni di pianto quando siamo in giro (anche a casa, ndr), ma provate a chiedervi perché! Vi aiuto: vi preoccupate che vostro figlio stia sperimentando una qualche emozione negativa o ‘queste scenate’ vi buttano sotto l’occhio degli altri e avete paura di un giudizio negativo?
So che la stanchezza dopo il lavoro è tanta… So anche che l’economia familiare può essere fonte di problemi e preoccupazioni… tutto questo abbassa la soglia di resistenza allo stress, però possiamo provarci. Chiediamo ai bambini di spiegarci, ascoltiamoli con interesse. Aiutiamoli a proporre delle opzioni o proponiamo delle opzioni che possano mediare tra quello che vogliono loro e quello che desideriamo (anche) noi.
Solo così li aiuteremo a sviluppare una sana fiducia di sé e una indipendenza che potrà essere fruttuosa nel tempo. Cadrete in tentazione, a fare i genitori si impara sul campo. I genitori perfetti non esistono, esistono quelli imperfetti che ‘giocano’ con la propria imperfezione, imparano a tollerarla e a usarla per il proprio bene e per quello dei bambini.
Nessun senso di colpa, si sbaglia, ci si può correggere, si va avanti: insieme!
Puoi imparare tante cose dai bambini: per esempio, tutta la pazienza che hai.
(Franklin P. Jones)
A venerdì prossimo.
Emanuele